Verso la fine dell’anno, in classe prima, volevo affrontare il concetto di frase in modo più strutturato. Uno degli strumenti proposti è stato proprio “Pesca la frase” che permette di creare tante frasi diverse abbinando le varie parti (soggetto-predicato-espansione).
In questa versione, ne ho approfittato anche per inserire parole della “famiglia dell’acqua” e della famosa “tribù degli indiani cucù” ma le possibilità sono davvero infinite.
Lo strumento può essere utilizzato anche in classe seconda per ragionare, inizialmente, sulla sintassi della frase.
Esercizio autocorrettivo per memorizzare le lettere del minuscolo
Al di là della scelta di presentare uno o più caratteri contemporaneamente all’inizio del percorso di apprendimento della letto-scrittura, rimane il problema che lo stampato maiuscolo viene subito usato per scrivere i propri testi (e poi anche per leggerli), mentre il minuscolo rappresenta la scrittura “dei libri”, quindi più distante dall’esperienza diretta.
Mi è tornato utile quindi introdurre uno strumento per associare le lettere in modo divertente e autocorrettivo, in modo da riconoscere rapidamente il carattere del minuscolo anche al di fuori del contesto.
La segmentazione del flusso sonoro è un bel problema quando si impara a scrivere. Ci sono da distinguere le parole, poi i singoli fonemi… e non finisce qui: bisogna perfino capire quando termina una frase e ne inizia una successiva. Ovviamente per riuscirci bisogna che i bambini si impadroniscano, anche in modo inconsapevole, delle funzioni della punteggiatura: la segmentazione logica (che prelude alla sintassi) e l’intonazione durante la lettura.
Tanti paroloni didattici, ma alla fine come si fa? Non lo so, ovviamente. Però mi sono messo in testa e ho sperimentato con successo che esercitarsi sulla doppia frase sia un esercizio molto utile. In questo modo bisogna fare lo sforzo di dare senso a quel che si legge cercando risposta alle domande: quali sono le due informazioni di questo testo? Dove termina la prima e inizia la seconda?
Ecco quindi un esercizio autocorrettivo che fa al caso nostro. Con una moletta e semplici strisce ci si può esercitare a lungo.
Lo schedario è un oggetto importante da avere, un po’ come il portaombrelli per gli ospiti. Poi magari non lo usa nessuno, ma almeno si fa bella figura.
Dei giochi di lettura che ho in funzione in classe è decisamente quello meno utilizzato, ma per completezza mi sembra importante averlo a disposizione: ci sono alcuni bambini e alcune bambine più metodiche che desiderano avere degli esercizi in sequenza, che possano controllare con calma.
Ecco quindi lo schedario autocorrettivo di lettura costruito con la tecnica del cloze, cioè della parola mancante da trovare in un testo per completarne il senso.
Le schede vanno copiate sul controllo e poi corrette con l’apposito controllo.
Ecco delle schede per imparare a disporre le parole in ordine alfabetico. Si tratta di un materiale autocorrettivo. I bambini hanno bisogno di un pennarello per scrivere il numero nel quadratino e poi girare la scheda per controllare il lavoro.
Solo nelle prime è presente la striscia alfabetica in modo da facilitare l’esercizio anche quando si presentano nel gruppo parole con la prima o seconda lettera uguale.
autore e autrice: maestra Simona Ristori, maestro Luca Randazzo
Siamo nei primi mesi di scuola. Bambini e bambine, ognuno con i suoi tempi, ognuno con più o meno bisogno di esercizio, scoprono la magia del dare senso alle prime parole.
A questo punto io sentivo il bisogno di un esercizio meccanico che permettesse il consolidamento del meccanismo mentale dell’unione sillabica, quella che da MA + RE fa apparire il mare, quello in cui ci si è tuffati fino a poche settimane prima.
Ecco quindi che ho adattato uno strumento della maestra Simona Ristori, sostituendo tutte le immagini con quelle prese dal sito midisegni.it che non finiremo mai di ringraziare per averci concesso gratuitamente di poter utilizzare il loro lavoro.
Ho voluto creare questo esercizio per ripassare: il punto interrogativo, il punto esclamativo e il punto classico. In questo modo i bambini possono esercitarsi, ripassare e scrivere più e più volte. L’esercizio funziona così: tu prendi una frase, la scrivi sul quaderno, mettendo alla fine uno dei vari punti, poi giri e controlli (se è sbagliata correggi).
Si può anche usare senza ricopiare la frase: direttamente con le mollette.
Questo gioco nasce da una chiacchierata con la maestra Raffaella, nel giardino della scuola. La riflessione era che la coniugazione dei verbi è un’azione molto concettuale e decisamente poco corporea.
Ecco quindi che ci è venuta in mente la possibilità di usare le gambe per “danzare” tra tempi e persone verbali. Mi sono fatto portare un vecchio Twister da un bimbo e, dopo varie prove sono approdato a questo gioco, che purtroppo non può essere totalmente autogestito da chi lo usa, ma necessita la presenza di un arbitro (che però può anche essere un compagno o una compagna esperta in coniugazioni e tempi verbali.
Io ho lavorato solo su 6 tempi dell’indicativo: i più utilizzati nei testi liberi dei bambini e delle bambine: presente, imperfetto, futuro semplice, passato prossimo, trapassato prossimo e passato remoto. Ovviamente il gioco è personalizzabile anche con altri tempi, oppure riducendone il numero a 4.
Ogni colore rappresenta un tempo verbale. Ogni riga rappresenta una persona. Si può giocare in ascolto (cioè è l’arbitro a dire i verbi e i giocatori si muovono di conseguenza) oppure in coniugazione (cioè i giocatori si muovono autonomamente dicendo il verbo coniugato correttamente corrispondente al cerchio colorato scelto).
L’obiettivo è mettere in difficoltà l’equilibrio dei compagni: chi tocca terra con le mani ha perso! Ovviamente ha perso anche chi sbaglia a coniugare il verbo!
Chi perde paga pegno, oppure sta fuori a riposarsi qualche minuto… e poi – via! – la danza verbale ricomincia.
Il Twister è ovviamente un marchio registrato di proprietà della Hasbro.
Questo post riguarda uno strumento molto comune nella scuola: la linea del tempo. In realtà si tratta di un insieme di oggetti che afferiscono ad un obiettivo comune: la capacità costruire la linea e di saper operare su di essa. In particolare coinvolgono la rappresentazione cronologica, la periodizzazione interna alle singole civiltà e gli eventi e le relazioni che coinvolgono più civiltà.
In questo post verranno trattati questi strumenti:
la linea del tempo individuale
la linea del tempo collettiva
la minilinea del tempo
numeri romani
Linea individuale. Ogni alunno e ogni alunna è bene che crei, durante l’avanzamento della ricerca in ambito storico, la sua linea del tempo (un secolo = 1 cm). Su di essa si rappresentano: la cronologia, gli eventi, i periodi, le relazioni e tutto quello che emerge dal lavoro.
Linea collettiva. Io però trovo utile anche averne a disposizione di una molto più grande (un secolo = 20/25 cm circa). Essa può essere montata durante il piano di lavoro per poterci giocare su. La linea grande è composta da varie parti: la cronologia, le strisce relative alle varie civiltà e diversi cartoncini che indicano situazioni particolari. Nelle istruzioni trovate il dettaglio di come ho fatto io e di un gioco possibile, ma ovviamente ognuno può personalizzare come preferisce i suoi componenti e le attività da fare.
Minilinea. Ho riscontrato però che, nonostante lo strumento sia stato preparato individualmente e collettivamente, tornandoci anche più volte, il problema principale nel rimontare la linea collettiva in tutte le sue parti sta nell’orientamento iniziale delle strisce. Per questo ho costruito una minilinea come strumento accessorio propedeutico.
Numeri romani. Un altro aspetto propedeutico è quello della numerazione romana dei secoli. Per aiutare la comprensione dei simboli e delle loro relazioni, ho utilizzato due giochi: la linea romana e il trasformanumeri. Trovate la descrizione di questi strumenti nelle pagine a loro dedicate.
Altri strumenti. Per imparare ad operare e ragionare utilizzando la linea del tempo ho creato anche altri strumenti, dei quali si parla in articoli specifici: i quiz in linea, i problemi di fantastoria.
I bambini arrivati a scuola si divertono a contare. Trovano nella regolarità dei numeri una certezza importante. Eppure non sempre la crescere dei numeri la sequenza è sempre corretta e soprattutto rapida e sicura.
Questo semplice gioco di scoperta, che ha anche una componente importante di osservazione e di autonomia, permette di contare oggetti diversi. Avreste immaginato che ce ne fossero così tanti in una scuola?
A coppie, i bambini prendono una strisciolina, la leggono (è anche un lavoro di lettura e comprensione ovviamente) e contano (ognuno per sé). Ma quanti sono? A voi quanto viene? Perché a noi viene un numero diverso? Buon divertimento nel confronto. Se il numero è lo stesso le probabilità che sia corretto sono decisamente alte… se è diverso… ricontare!