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Sfida in gradi

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Per esercitarsi a disegnare angoli con il goniometro.

Oltre allo strumento di misura degli angoli (Goniometro in mano) ho avuto bisogno di uno strumento per aiutare i bambini a disegnare degli angoli potendo autocorreggere il proprio lavoro.

Per l’autocorrezione ho utilizzato delle pouches da plastificatrice formato A6, disegnando gli angoli sulla faccia interna di uno dei fogli plastificati (prima di plastificare). Gli angoli li ho ricalcati dalle schede di Goniometro in mano.

Le strisce-comando danno indicazioni di quale angolo disegnare sul quaderno. Finito il lavoro, con il blocchetto di soluzioni trasparenti, per sovrapposizione si verifica se l’angolo disegnato sia davvero dell’ampiezza corretta.

Il file per realizzare la busta e le strisce-consegna lo trovate qui. La correzione va preparata a mano 🙂

Goniometro in mano

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Esercitarsi a misurare gli angoli con il goniometro in autonomia.

La mia classe si è avventurata nell’uso del goniometro con gioia e divertimento, dandomi grandi soddisfazioni. La difficoltà di seguirli tutti in contemporanea, mentre posizionano il goniometro e scelgono la scala da leggere in base al verso (orario o antiorario), mi ha reso però un po’ complicato il lavoro.

Dopo un periodo in cui ho spiegato l’uso del goniometro a piccoli gruppi, utilizzando goniometri con il braccio girevole che mi hanno aiutato molto, ho pensato di realizzare uno strumento autocorrettivo con cui loro potessero esercitarsi senza il mio aiuto, magari insieme ad una compagna o ad un compagno.

Ecco che è nato ‘Goniometro in mano‘, una serie di schede con disegnati degli angoli da misurare e da classificare (nullo, acuto, retto, ottuso, piatto, concavo, giro). La correzione è sul retro della scheda.

Lo strumento potete scaricarlo qui.

MACCHINA MATEMATICA DELLE DIVISIONI

Ideatrice: Pina Leporanico

MATERIALI per costruire lo strumento:

balza di legno base 1 metro altezza 70 cm
2 piste di legno
150 (circa) biglie di vetro
10 chiodi
10 cartellini
spago colorato
10 barattolini di latta
10 pezzi di plastica trasparente (cannula da innaffiatoio con lo stesso diametro delle biglie)
pennarelli
colla
velcro
numeri plastificati
tempera per decorazion

PROCEDIMENTO per costruire lo strumento:
Si uniscono due piste di legno inclinandole leggermente, quindi si collocano delle biglie su di esse e si contrassegna la distanza tra le biglie con dei pennarelli colorati. Successivamente, si creano 10 blocchetti numerati da 1 a 10. Ogni volta che una biglia viene inserita nel tubicino, si solleva un cartellino. I cartellini sono sostenuti da chiodi per mantenerli in posizione verticale, mentre sotto di essi sono presenti tubi di plastica trasparenti e barattolini di alluminio. Nell’angolo in alto a destra c’è una striscia di velcro dove vengono attaccati i numeri relativi alla divisione e un grande “R” per eventuali resti.

Come si svolge il gioco:

Per eseguire la divisione, ad esempio 18 ÷ 5, seguiamo questi passaggi:

  1. Sul nastro di velcro scriviamo l’operazione di divisione utilizzando numeri plastificati.
  2. Sul supporto di legno posizioniamo le biglie corrispondenti al dividendo, che nel nostro caso sono 18.
  3. Dobbiamo distribuire le biglie nei bicchierini, che saranno 5 in questo caso, in base al divisore. Ogni volta che inseriamo una biglia in un bicchierino, la facciamo passare attraverso il tubo e solleviamo il cartellino per tenere traccia del numero di biglie contenute in ogni bicchierino.
  4. Utilizziamo i primi cinque barattoli poiché stiamo dividendo per 5. Alla fine, in ogni barattolo troveremo la soluzione, che in questo caso sarà di 3 biglie, e i cartellini indicheranno tutti lo stesso numero.
  5. Sulla pista di legno rimarranno le biglie che rappresentano il resto, che in questo caso sono 3.
  6. Prendiamo il numero plastificato che rappresenta il resto e lo attacchiamo vicino alla lettera “R”.

Questo strumento può essere impiegato in concomitanza con schede di lavoro sulla divisione, adattandosi a dividendi di una o due cifre e divisori inferiori a 10.

Rebus musicali

Autrici e autori: bambine e bambini della 4C della Primaria Oltrera di Pontedera (a.s. 2023-24) con l’aiuto della maestra (Emi)Lia Venturato e di Roberta Fantozzi

Imparare il nome delle note giocando

La collaborazione con Roberta Fantozzi (Filarmonica ‘Volere è Potere’ di Pontedera) continua e ci ha portato a realizzare un nuovo piccolo strumento per il piano di lavoro.

Roberta ha portato a scuola i rebus musicali e ha stimolato i bambini ad inventarne di propri.

Questa volta il mio ‘merito’ è stato solo quello di pensare a trasformare i rebus in uno strumento riutilizzabile e condivisibile, passando allo scanner, stampando, plastificando, scrivendo le istruzioni, ecc.

Il grazie più grande, quindi, va alle bambine e ai bambini che hanno inventato i rebus e li hanno preparati, contenti di poterli condividere con altre persone, anche tramite questo sito.

Lo strumento si può scaricare da qui.

Sviluppo dei Rebus Musicali

Ovviamente ogni classe che gioca con questi rebus può poi provare a crearne di propri, aumentando il numero di rebus disponibili.

Facendo click qui potrete scaricare il file con i pentagrammi e gli spazi per la soluzione sul retro.

Frazioni sulla stecca

Ideatrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Capire la quantità espressa da una frazione

Seguendo le indicazioni di alcuni corsi di formazione molto interessanti (percontare.it e anche il libro ‘Frazioni sul filo’ edito da Erickson) mi sono chiesta come poter costruire uno strumento che i bambini potessero utilizzare durante il loro piano di lavoro.

In classe abbiamo il filo teso con la linea dei numeri e ci divertiamo a capire dove mettere le frazioni ma avevo bisogno di uno strumento più piccolo e da usare in autonomia, con anche la possibilità di autocorreggersi.

Ho realizzato (mentre pensavo all’autocorrezione) che la calcolatrice poteva essere lo strumento più efficace. Permette infatti l’autocorrezione e, contemporaneamente, aiuta a consolidare l’idea di frazione come divisione non risolta.

Ho quindi costruito uno strumento che ha in dotazione anche la calcolatrice. Ovviamente va usata solo alla fine, per verificare di aver posizionato la frazione al posto giusto.

I bambini pescano una frazione e discutono tra di loro su dove posizionarla. Per facilitare il lavoro, sulla busta delle istruzioni, ho inserito delle domande guida.

Una volta deciso dove potrebbe stare spostano il laccetto nel punto esatto in cui ritengono di doverla mettere. Il laccetto a questo punto indica una quantità numerica che si può anche scrivere con un numero decimale (nella foto, ad esempio, 0,2). Ecco che la calcolatrice permette loro di verificare se la posizione è esatta (basterà svolgere la divisione, insita nella frazione).

Le frazioni che ho predisposto sono solo alcune delle tante che potrebbero essere utilizzate. Niente vieta che i bambini ne preparino altre su cui interrogarsi. Se dovessero scoprirne alcune che vanno oltre il valore di 2 unità… si troveranno a riflettere su come potrebbe essere modificata la nostra stecca per rispondere anche alle loro esigenze.

Qui trovate il file per preparare lo strumento, con le istruzioni di costruzione e la busta/istruzioni.

Le somme parlate 3.0

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Esercitarsi con migliaia, decine di migliaia e centinaia di migliaia

Continuando sulla falsa riga delle Somme Parlate di Rita Di Ianni (vedi: Le somme parlate e le somme parlate 2.0) ho preparato uno strumento per esercitarsi anche con la classe delle migliaia.

Le somme non sono più espresse in parole (quindi, in effetti, non sono più proprio “parlate”) ma con le targhe che simboleggiano le parole. Centinaia di migliaia sarà quindi scritto hk (ma letto da me, sempre, ‘centinaia di migliaia’), decine di migliaia sarà dak (idem c.s. per la lettura), le unità di migliaia saranno uk (oppure k, perché ci siamo detti che può essere scritto in entrambi i modi; e leggendolo lo chiamo ‘migliaia’ oppure ‘unità di migliaia’ indifferentemente).

Sul retro, insieme alle istruzioni, ho inserito una tabella come aiuto. Con i bambini ci siamo divertiti a scoprire che per scrivere 34 dak, che leggo “trentaquattro decine di migliaia“, posso scrivere sul foglio: 34, poi gli zeri che servono per le decine (ossia uno zero) e infine gli zeri che servono per le migliaia (ossia tre zeri). Così:

34 dak -> 34 decine di migliaia -> 34 0 000

Scrivendo sempre gli zeri in modo che la tripletta delle migliaia sia sempre separata è più facile che i bambini non cerchino di memorizzare che le decine di migliaia hanno 4 zeri (cosa che poi la memoria tende a non ritenere col tempo) ma che pensino alle parole DECINE di MIGLIAIA, quindi a 1 zero e poi 3 zeri. Almeno questo è quello che vorrei passare loro, perché mantenessero sempre la consapevolezza dell’ordine di grandezza con cui stanno lavorando.

Qui trovate il file per realizzare lo strumento.

La busta fatta con la foratrice a più fori e la cucitura col nastro è dovuta al fatto che mi sono appena dotata di questo strumento, ma, ovviamente potete sostituirla come meglio credete!

Doppio e …pló!

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Un gioco per potenziare le moltiplicazioni a mente con strategie personali e introdurre il concetto di multiplo

Volevo pensare ad uno strumento per potenziare le capacità di calcolo a mente e, riferendomi alle indicazioni del Progetto Ar.Al, mi è venuta voglia di preparare qualcosa che spingesse le bambine e i bambini ad aumentare la propria familiarità con ‘doppio’, ‘triplo’, ‘quadruplo’, ‘quintuplo’ e, perché no… anche ‘sestuplo’, ‘settuplo’, ‘ottuplo’, ‘nonuplo’, ‘decuplo’ e ‘centuplo’.

Ho dovuto verificare sul vocabolario la correttezza di queste parole, perché non le usiamo praticamente mai nel linguaggio parlato. Mi sono rincuorata quando ho visto che avevo ragione: si diceva proprio così. Qualcuno, in qualche momento della mia vita, deve avermelo insegnato.

Non le usiamo, è vero, ma sono parole molto interessanti: nascondono quantità matematiche precise, senza dare indicazioni su come calcolarle. Ognuno è libero di trovare la propria strada, e questo mi piace molto.

Per chi non si sente sicuro a cercare una via in modo totalmente autonomo, ho inserito sul retro delle carte-multiplo dei suggerimenti. Ma non devono essere obbligatoriamente seguiti, sono solo aiuti per accendere la mente.

Si gioca con le carte da gioco (un mazzo a cui si tolgono figure e 10) e serve una calcolatrice per l’autocorrezione. Si può giocare da soli, oppure a coppie o piccolo gruppo sfidandosi.

Potete trovare qui il file per costruire lo strumento.

Timbuktu

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Per imparare a scrivere e leggere ritmi musicali ma anche a frazionare il tempo

Durante un progetto di musica con l’esperta (Roberta Fantozzi della Filarmonica Volere è Potere di Pontedera)  abbiamo cominciato a lavorare in classe sul ritmo, usando la voce e le parti del nostro corpo.

Roberta ha presentato 4 simboli, legandoli tra loro con una storia che ha raccontato ai bambini. Questi simboli erano dei personaggi ed avevano un nome: pa, ti-ti, te-che-te-che e sch. Durante la lezione, svolta con i simboli ingranditi che i bambini erano liberi di affiancare in quartetti (per raggiungere la battuta di 4/4), ognuno ha provato a fare il compositore e poi il direttore d’orchestra, dirigendo i propri compagni nell’esecuzione.

Nella mia mente è nata immediatamente l’idea di costruire qualcosa per il piano di lavoro; uno strumento che permettesse ai bambini di sbizzarrirsi e confrontarsi con questa attività in autonomia. Roberta ha pronunciato la frase che ci voleva: ‘bambini, se volete potete anche disegnarvi i simboli e giocarci quando vi piace’.

Ecco che nella mia testa si è presentato il semplicissimo strumento a cui poi, con l’aiuto di Alberto, avrei dato il nome di Timbuktù.

Si gioca in coppia o piccolo gruppo. Una persona compone il proprio ritmo, costituito da una battuta o da più battute. L’altra/gli altri leggono la composizione e la riproducono con la voce, chiamando i simboli con i loro nomi e facendo proprio il ritmo.  Quando si sentono sicuri, provano a riprodurla con il corpo o con semplici strumenti musicali. La fase della voce può essere saltata nel caso in cui si lavori con bambini che hanno difficoltà o imbarazzo a cantare e, magari, preferiscono e possono eseguire direttamente il ritmo in modo strumentale.

Nel periodo in cui abbiamo fatto questo lavoro, stavamo affrontando le frazioni e ci stavamo anche interrogando su come si potesse frazionare il tempo. Oltre a parlare di orologi, ore, minuti, secondi e via di seguito… ci siamo dati al lavoro sulle frazioni in musica, scoprendo i quarti, gli ottavi e i sedicesimi musicali.

Trovate qui il file per costruire lo strumento.

Atomi e molecole

Autrice: maestra (Emi)Lia Venturato

Uno strumento per fare un tuffo nella chimica, usando le mani

Quando affronto il lavoro sulle piante cerco sempre di farlo con un occhio all’ecosistema. Presento le piante con la loro grande caratteristica di produttori della materia organica. Personalmente sono riuscita a capire davvero questa cosa solo all’università, prima l’avevo studiata ed imparata più volte, senza comprenderla.

Mi avevano sempre detto che le piante bevono e mangiano tramite le radici. Poi però mi dicevano che erano organismi autotrofi (che quindi si producevano il cibo da sole). Ecco, questa cosa per anni mi ha mandato in crisi.

La versione a cui sono arrivata e che condivido con i bambini è invece questa: le piante non mangiano. Proprio perché sono loro che, partendo da sostanze inorganiche semplicissime (che si trovano nell’aria e nel terreno) costruiscono le molecole che serviranno, prima di tutto, a far aumentare di dimensioni loro e poi, in seconda battuta, a far crescere e dare energia agli animali che se le mangeranno. Altro concetto importante che nasce da questo è che gli animali si nutrono solo di altri esseri viventi o di parti di essi; sembra scontato ma non lo è affatto. Noi mangiamo esseri viventi, di vario tipo, ma pur sempre esseri viventi.

Le piante bevono, questo sì. Bevono come noi, assumendo in forma liquida acqua e sali minerali. Magari a loro servono sali minerali diversi da quelli che servono a noi, almeno parzialmente, ma quello che assorbono con le radici è assimilabile al bere, non al mangiare.

Ecco che il concetto di AUTOTROFO comincia ad avere più senso. Appurato che le piante non mangiano, però crescono (questa è esperienza comune) in qualche modo devono aggiungere al proprio corpo della materia. Come fanno?

Qui entra in gioco il discorso della fotosintesi e la meraviglia di capire che la Clorofilla (che io presento come una molecola verde che vive in tutte le parti verdi della pianta e che ‘di mestiere’ fa la cuoca) prende l’ACQUA che arriva dalle radici (attraverso le nervature), la unisce all’ANIDRIDE CARBONICA che entra dagli stomi e, con la LUCE del Sole (o della Luna e delle stelle… ma ovviamente molto meno) cucina lo ZUCCHERO.

Seguendo la sua meravigliosa ricetta (che si intitola Fotosintesi) fa una delle cose più buone e più importanti della natura… lo zucchero e, mentre cucina, si accorge che gli avanza qualcosa. Un qualcosa che alla pianta proprio non serve. O meglio… gliene serve un po’ (perché anche le piante respirano, giorno e notte, come gli animali) ma quello che produce è proprio troppo! Quindi lo butta via, facendolo uscire attraverso gli stomi. Il suo scarto è l’OSSIGENO.

Quando i bambini realizzano che le piante usano l’anidride carbonica che noi buttiamo via e noi, invece, utilizziamo l’ossigeno che loro buttano via, in genere sono soddisfattissimi e, mi sento di dire, un grande obiettivo è raggiunto.

Qui si sfata il mito de: ‘le piante fanno ossigeno per noi’. No, le piante buttano via quello che a loro non serve. Il fatto che poi a noi serva tantissimo è un’altra cosa. Noi respiriamo lo scarto delle piante, così come alcuni insetti e altri esseri viventi si cibano dei nostri scarti corporei e… le piante utilizzano l’anidride carbonica che noi buttiamo via ad ogni respiro.

Il quadro è completo ma è ancora troppo descrittivo; qualcuno riesce a seguire e ad immaginare questa ricetta incredibile della cuoca Clorofilla, qualcun altro molto meno.

Ecco perché mi è venuto in mente di costruire uno strumento che potesse servirmi, in prima battuta, a spiegare cosa succede nella fotosintesi, in seconda battuta, poi, a diventare uno strumento per il piano di lavoro. Con questo infatti posso lasciare liberi i bambini di costruire le molecole della fotosintesi e, perché no… magari anche qualcun altra.

Il carbonio ha 4 ‘braccini’ (questa immagine la devo alla maestra Rita Di Ianni che, mettendomela in testa, mi ha decisamente stimolato il pensiero). L’ossigeno ne ha 2 e l’idrogeno ne ha uno solo. Gli atomi stanno bene quando tutti i loro braccini vengono usati.

Ecco che, a partire da:

  • alcuni tappi delle bottiglie del latte (blu e rossi) e delle bottigliette dell’acqua (bianchi)
  • un trapanino per fare i buchi nei tappi
  • dei fermacampioni
  • delle strisce avanzate dalla plastificazione di altri strumenti
  • dei piccoli velcri adesivi

… sono nati i miei atomi di Carbonio (blu), di Ossigeno (rosso) e di Idrogeno (bianco).

Qui potete scaricare la descrizione di come costruire gli atomi.

Il gioco delle mattonelle

Ideatrice: maestra Rita Di Ianni

Materiali a disposizione:

1. Piccoli quadrati bicolore rappresentanti i pezzi delle costruzioni, tutti uguali.

2. Mattonelle con differenti figure geometriche costruite attraverso l’accostamento dei piccoli quadrati bicolore (24 mattonelle: 12 grandi e 12 piccole).

Obiettivo del Gioco: Utilizzare i piccoli pezzi a disposizione per riprodurre la figura geometrica raffigurata sulle mattonelle.

Modalità di gioco: Il giocatore può decidere di sfidare qualcuno o giocare da solo. Per giocare, occorre una certa abilità nel posizionare i piccoli quadrati bicolore in modo da ricreare le figure geometriche proposte dalle mattonelle. Con i pezzi delle costruzione abbiamo molte combinazioni e sfide possibili!

Per giocare si consiglia di stampare il file, plastificarlo, ritagliarlo e assemblarlo in un contenitore. Buon divertimento!